CONQUISTA DI BERLINO
domenica 29 maggio 2011
IMMAGINI DAL GIAPPONE DI MANIFESTAZIONI CONTRO IL NUCLEARE
QUESTE SONO IMMAGINI DI MANIFESTAZIONI IN GIAPPONE CONTRO IL NUCLEARE,CONTRO IL GOVERNO KAN E LA TEPCO(AGENZIA CHE SI OCCUPA DELLE CENTRALI)REI DI AVER INFORMATO MALE E A SINGHIOZZO,E CHISSA' VERAMENTE,LA POPOLAZIONE CIRCA I RISCHI SUCCESSIVI AL TERREMOTO E ALLO TSUNAMI CHE HANNO COLPITO IL NORD DEL PAESE CIRCA DUE MESI E MEZZO FA!!LA MANIFESTAZIONE SI E' SVOLTA A KOENJI,VICINO TOKYO E HA VISTO LA PRESENZA DI MOLTI GIOVANI E LA PRESENZA DEL CHUKAKU HA(COMITATO CENTRALE DELLA LEGA COMUNISTA RIVOUZIONARIA DEL GIAPPONE)!!!INSOMMA DAL GIAPPONE CI ARRIVA UN NO ALL' ENERGIA NUCLEARE,DANNOSA PER LA NOSTRA SALUTE E CHE FA GLI INTERESSI DEI CAPITALISTI,DISPOSTI A GUADAGNARE ANCHE SULLA NOSTRA SALUTE!!!
IL NEMICO DEL PROGRESSO E DELL' UOMO,LA RELIGIONE!!!
LA RELIGIONE E' NEMICA DEL PROGRESSO E DELL' EMANCIPAZIONE DELL' UMANITA' DALL' IGNORANZA
LA RELIGIONE E' CONTRO LO SVILUPPO,CONTRO LA SCIENZA E CONTRO LA MODERNITA',
LA RELIGIONE CREA FANATISMO,GUERRE,REGIMI CLERICAL FASCISTI,CROCIATE,TEOCRAZIE,RAZZISMO IN NOME DI UN DIO O DI DEI CHE NON ESISTONO,
LA RELIGIONE CREA DISCRIMINAZIONE SESSUALE,IGNORANZA,SUPERSTIZIONE
LA RELIGIONE E' NEMICA DELLA VISIONE SCIENTIFICO-MATERIALISTA DELLA SOCIETA',
LA RELIGIONE DIVIDE I LAVORATORI DEI DIVERSI PAESI,CREANDO UNA GUERRA FRA POVERI MENTRE I PADRONI SE LA RIDONO
LA RELIGIONE GIUSTIFICA LA PROPRIETA' PRIVATA E LA SCHIAVITU'
LA RELIGIONE E' CONTRO I DIRITTI CIVILI COME L' ABORTO,IL DIVORZIO,MATRIMONI OMOSESSUALI ECC.
LA RELIGIONE E' NEMICA DELLA RAGIONE
LA RELIGIONE E' CONTRO L' EMANCIPAZIONE DEI LAVORATORI DALLO SFRUTTAMENTO CAPITALISTAL' UNICO MODO PER FAR EMANCIPARE LE MASSE DALL' IGNORANZA RELIGIOSA E' QUELLA DI FARE UNA FORTE CAMPAGNA ANTICLERICALE NELLE SCUOLE,NEI LUOGHI PUBBLICI,CON MANIFESTI CONTRO LA RELIGIONE E IL CLERO
L' INSEGNAMENTO RELIGIOSO NELLE SCUOLE DOVREBBE ESSERE ABOLITO
I BENI E LE RICCHEZZE DELLA CHIESA DEVONO ESSERE CONFISCATE E NAZIONALIZZATE SOTTO GESTIONE OPERAIA,ABOLIRE L' 8 X MILLE ECC.,SCIOGLIERE LE VARIE ORGANIZZAZIONI RELIGIOSE FRA CUI QUELLA DEI GESUITI,
LE SCUOLE PRIVATE E CONFESSIONALI DEVONO ESSERE STATALIZZATE E NELLE SCUOLE NON CI DEVONO ESSERE NESSUN SIMBOLO RELIGIOSO,CHE SIA UN CROCIFISSO,UNA MEZZALUNA MUSULMANA,UNA STELLA DI DAVID O LA STATUETTA DEL BUDDHA!!!INSOMMA CI VORREBBE L' ANTICLERICALISMO DELLA SECONDA REPUBBLICA SPAGNOLA(1931-1939)
DOBBIAMO LIBERARE ED EMANCIPARE LE MASSE DALL' IGNORANZA E DALLA SUPERSTIZIONE CHE LA RELIGIONE CREA!!!!!!!PER UNO STATO ROSSO,SOCIALISTA,RIVOLUZIONARIO,LAICISTA
lunedì 23 maggio 2011
SPARTACO,IL MITO E L' ATTUALITA' DI SPARTACO e IL MOVIMENTO SPARTACHISTA(1914-1919)
Spartaco nacque in Tracia da una famiglia di pastori appartenente alla tribù dei Maedi; intraprese la professione del padre, ma ridotto in miseria accettò di entrare nell'esercito romano, con cui combatté in Macedonia col grado di milite ausiliario. Nell' esercito però a causa della dura disciplina e i numerosi episodi di razzismo che subiva all' interno della milizia lo convinsero a disertare ed a scappare,ma ben presto fu catturato e visto che è scappato ,fu condannato, secondo la legge militare romana,alla riduzione in schiavitù fu giudicato disertore e condannato.In seguito, intorno al 75 a.C., Spartaco fu venduto a Lentulo Battiatio, un lanista (cioè organizzatore di spettacoli) che possedeva una scuola di gladiatori a Capua, diventando così gladiatore,e per questo era obbligato a combattere contro belve feroci e contro altri gladiatori com'era in uso a quel tempo per divertire popolo e aristocrazia.
Nel 73 a.C.,Spartaco,decise,esasperato dalle inumane condizioni che Lentulo riservava a lui e agli altri gladiatori in suo possesso, decise, insieme ad 70 gladiatori, di scappare ed andò insieme ai gladiatori fuggiti insieme a lui, al Vesuvio, la prima tappa della rivolta spartachista. Sulla strada i ribelli si scontrarono con drappello di soldati della locale guarnigione, che gli erano stati mandati incontro per contrastarli e catturarli. Nonostante Spartaco e i suoi erano armati di soli attrezzi agricoli di cui si erano impossessati nella caserma della scuola gladiatoria e di armi dei soldati romani caduti, sconfissero i soldati romani locali. Dopo questa vittoria,Spartaco,insieme ai galli Enomao e Crixus (detto anche Crisso o Crixio),fu eletto capo dei ribelli e si rifugiarono ai piedi del vulcano per riorganizzarsi, aumentare le proprie forze accogliendo altri schiavi fuggiaschi ed addestrandoli e per decidere sul da farsi.
Il Senato di Roma inviò, in rapida successione, due pretori (prima Caio Clodio Glabro e poi Publio Varinio) in Campania con l’ordine di reprimere la rivolta. Glabro arruolò, letteralmente strada facendo, una legione raccogliticcia di 3000 unità circa, fatta di uomini inesperti e non addestrati(Roma fino a tarda Rebubblica non ebbe un' esercito permanente).
Quando Glabro cinse d’assedio la posizione sulla quale si erano asserragliati Spartaco ed i suoi, questi ultimi, profittando dell’oscurità, riuscirono ad aggirare l’accerchiamento senza che le sentinelle romane se ne accorgessero, per cui riuscirono addirittura a circondare l’accampamento romano e forti della sorpresa l’attaccarono, sterminando una gran parte dei legionari, mentre altri ancora si davano ad una precipitosa fuga in quella che viene denominata "battaglia del Vesuvio". Questo successo militare ottenuto grazie all’esperienza militare di Spartaco ed alla sua sagacia tattica fece accorrere tra le sue fila un enorme numero degli schiavi fuggitivi, pastori e contadini poveri dei dintorni del Vesuvio, sicché la cinta d’assedio posta intorno al Vesuvio fu spezzata e più legioni romane finirono per essere successivamente e nettamente sconfitte in Campania.
Il successo militare più eclatante ottenuto dai rivoltosi fu quello conseguito contro il pretore Publio Varinio ed i suoi legati propretori, Furio e Cossinio: Spartaco non si limitò a sconfiggere i soldati, ma riuscì anche ad impadronirsi dei cavalli, delle insegne delle legioni e dei fasci littori del pretore. Da questa posizione egli riuscì a dominare su tutta la ricca regione campana.
Successivamente dopo un inseguimento fatto a Cossinio(che si salvò miracolosamente), Spartaco operò l’assalto finale nel quale perirono moltissimi legionari e lo stesso legato.
Spartaco quindi ebbe la meglio su un' esercito che non era il migliore e sull' incapacita' dei comandanti locali.
I consoli in carica Gaio Cassio Longino e Marco Terenzio Varrone Lucullo,era evidente che non avevano particolare interesse ad impegnarsi in questa campagna e la sottovalutazione di Spartaco fu la causa dell’espandersi del conflitto, che causò molte perdite umane ed economiche. Resosi conto di ciò, Spartaco decise di volgere la sua marcia verso sud in direzione di Cuma, dopo essere riuscito a spezzare il tentativo di accerchiamento e successivo aggancio operato da Varinio. I ribelli spartachisti riuscirono a svernare nel 73-72 a.C. indisturbati, anzi non solo con le razzie si alimentavano, ma riuscirono anche ad equipaggiarsi con armi fabbricate da loro stessi.
Tuttavia, iniziò a serpeggiare il seme della discordia anche nel campo di Spartaco, poiché i ribelli Galli e Germani, capeggiati da Crisso ed Enomao volevano riprendere l’iniziativa attaccando le legioni romane, mentre Spartaco, ben consapevole della resistenza e capacità di ripresa sulla lunga distanza degli eserciti romani, era contrario. Infatti si decise di estendere la rivolta anche a Sud della Campania, occupando quindi la Calabria e la Lucania (corrispondente a quasi tutta l'attuale Basilicata, esclusa la zona di Melfi, e gran parte dell'attuale provincia di Salerno). In queste zone, contro gli ordini stessi di Spartaco i ribelli Galli e Germani si abbandonarono ad ogni sorta di violenza, saccheggio, devastazione: villaggi bruciati, donne stuprate e assassinate, bestiame depredato e tutti i tentativi di Spartaco d’impedire questi eccidi furono vani, tanto che iniziò ad attirarsi l’odio dei suoi stessi seguaci.
Nel 72 a.C.,sulla scia dell’indignazione popolare che aveva sollevato la scia di sangue, saccheggi e stupri commessi dai ribelli Galli e Germani, il Senato deliberò che i consoli di quell’anno, Lucio Gellio Publicola e Gneo Cornelio Lentulo Clodiano dovessero schiacciare la rivolta. Crisso, con una maggioranza di ribelli celti e germanici ai suoi ordini, scese in Apulia (oggi Puglia), ma qui fu sconfitto da Publicola nella "Battaglia del Gargano" e venne ucciso da Quinto Avio.
Spartaco,tuttavia, non si intimorì alla notizia della morte dell'alleato, ed anzi riuscì a battere nuovamente le truppe romane, attestate in due eserciti comandati dai consoli Lucio Gellio Publicola e Gneo Cornelio Lentulo Clodiano uno di qua e uno di là dell'Appennino.Nell' estate del 72 a.C,Spartaco sconfisse,nell'Appenino tosco-emiliano, l' esercito comandato dal console Clodiano Lentulo ed ebbe la meglio anche sul governatore della Gallia cisalpina, il proconsole Caio Cassio Longino Varo.
Dopo queste vittorie militari, guidò le sue truppe verso la Lucania e si fermò nei pressi di Turi, ove riarmò il suo esercito, alimentandolo con le razzie ed i saccheggi e si scontrò nuovamente con i Romani che furono ancora una volta sconfitti.
Nel frattempo(dicembre del 72 a.C.), il Senato romano,mentre Spartaco stava tornando in Lucania, diede al proconsole Marco Licinio Crasso l'incarico di reprimere la rivolta. Crasso pretese il comando su otto legioni, in modo tale da avere una schiacciante superiorità in termini numerici.
Crasso mosse contro Spartaco con sei legioni, cui si aggiunsero le altre due consolari ripetutamente sconfitte, ma si narra che, venuto a battaglia con l’esercito di Spartaco, Crasso sia stato sconfitto e per punizione abbia ordinato la decimazione delle legioni consolari fino all’immane cifra di ben 4.000 legionari giustiziati con il sistema della verberatio (a bastonate) per la codardia mostrata nei confronti del nemico.
Con l'uso della verberatio Crasso si guadagnò più di Spartaco la paura ed il timore reverenziale dei suoi uomini, ristabilendo, in questo modo alquanto sanguinario, ma non inconsueto nella storia dell’esercito romano, la disciplina e la fedeltà delle sue truppe.
Spartaco, preso in contro-tempo da questa decisione, decise allora di sbarcare in Sicilia in modo tale da unirsi a una rivolta di schiavi, indipendente alla sua, che si stava svolgendo in quel momento in Trinacria. Tuttavia, a causa del tradimento di alcuni pirati cilici, fu costretto a rimanere fermo, nonostante il tentativo di attraversare lo stretto a bordo di zattere improvvisate che però non riuscivano ad assicurare l’approdo, anche perché Verre aveva nel frattempo fortificato le coste nei pressi di Messina.
Crasso ordinò allora la creazione di un grande muro nella parte più stretta che separava il mar Ionio dal mar Tirreno, in prossimità dell'istmo di Catanzaro, protetto da un fossato molto largo e profondo, che, tagliando da mare a mare la Calabria bloccasse Spartaco e non facesse arrivare rifornimenti di alcun genere alle truppe di Spartaco, tenendo nel contempo impegnati e ben allenati i legionari. Tuttavia, Spartaco, dopo una serie di tentennamenti, poiché in campo aperto aveva subito dei parziali rovesci da parte dell’esercito romano, decise di forzare il blocco, facendo attraversare le sue truppe in un punto delle opere di difesa che era stato neutralizzato.
Rotto il blocco Spartaco si diresse verso l’Apulia, ma Crasso lo attaccò alle spalle, ma Spartaco riuscì inizialmente a sconfiggere Crasso nella "battaglia di Petilia". Tuttavia, a causa della stanchezza dei suoi uomini, Spartaco non poté sfruttare al meglio il suo successo, avvenuto nel gennaio del 71 a.C., anche perché l'esercito romano, ora numeroso e ben armato, costrinse Spartaco prima alla fuga verso Brindisi e poi alla ritirata, ancora verso la Lucania d difatti la piana del metapontino, oggi nella provincia di Matera, è teatro del passaggio dell’esercito di schiavi e disperati di Spartaco che gli permisero di raccogliere nuovi consensi. Plutarco parla dell’arrivo di “molti mandriani e pastori della regione che, gente giovane e robusta, si unirono ad essi”, e a cui fu permesso di agire liberamente saccheggiando molti insediamenti in zona tra le quali Heraclea (oggi Policoro), e Metapontum (oggi Metaponto), dove il gladiatore ribelle si incontrò con il pirata cilicio Tigrane (presumibilmente Tigrane II) per organizzare il sospirato imbarco da Brindisi verso la Cilicia, poi fallito per il tradimento di quest’ultimo.
Il preannunciato arrivo delle truppe di Pompeo e di Marco Terenzio Varrone Lucullo proconsole di Macedonia diede la scossa a Crasso, che, a quel punto, non voleva dividere la gloria dell’impresa con i suoi rivali, anche perché a Roma si rumoreggiava sulla lunghezza della campagna stessa. Nei pressi del fiume Sele si svolse la battaglia finale, preceduta da numerosi e molto cruenti scontri, prima di questa battaglia Spartaco uccise il suo cavallo dicendo che se avesse vinto avrebbe avuto tutti i cavalli che voleva ma se avesse perso non voleva essere tentato di scappare: 60.000 schiavi morirono. I romani persero solo 1.000 uomini e fecero 6.000 prigionieri; a quanto è dato sapere alcuni legionari romani dissero che Spartaco si buttò per primo contro di loro e dopo aver ucciso alcuni soldati romani fu crivellato da cosi' tanti colpi che il suo corpo non poté essere ritrovato. Crasso fece crocifiggere – nudi – lungo la via Appia da Capua a Roma tutti i prigionieri.
Altri reparti dell'esercito ribelle, circa 5.000 uomini, tentarono la fuga verso nord, ma vennero intercettati e annientati da Gneo Pompeo, che sopraggiungeva con le sue truppe dall’Hispania. Terminava così la rivolta di Spartaco,la piu' grande e grave rivolta di schiavi della storia di Roma.
MITO E ATTUALITA' DI SPARTACO
La forza del mito di Spartaco la si deve alla persistente attualità della lotta per la libertà, contro ogni condizione di oppressione e sfruttamento. Spartaco rappresenta l' uomo che si ribella alla schiavitù, il simbolo della volontà dell’oppresso di spezzare le catene e nel mondo,quindi,l' attuale Spartaco,sono gli uomini che lottano contro l' oppressione capitalista In questo senso la sua figura si ricollega alla lotta del movimento socialista, del moderno proletariato contro le metaforiche catene del capitale. Lo dimostrano le parole di Karl Marx che, in una lettera ad Engels del 1861, definisce il gladiatore come “il tipo più in gamba che ci sia posto sotto occhi di tutta la storia antica. Grande generale (non un Garibaldi), carattere nobile, realtà rappresentative dell’antico proletariato”, e quelle di Lenin che, in riferimento alla rivolta, parla di “guerre giuste, di guerre che non sarebbe lecito condannare”.
LA LEGA DI SPARTACO(1914-1919)
La Lega Spartachista (Spartakusbund, in tedesco)nacque in Germania il 4 Agosto 1914,su iniziativa di Rosa Luxemburg, con il nome di Gruppo Internazionale e come corrente della SPD,in risposta al fatto che quest' ultima aveva dato l' assenso ai crediti di guerra al Parlamento del Reich.Il fatto che la SPD e il Partito socialista francese avevano votato a favore della guerra nei rispettivi paesi,aveva provocato il collasso della Seconda Internazionale,che,quest' ultima,si era impegnata più volte, a scongiurare l’ipotesi di una guerra europea tra le grandi potenze.Con l’approvazione della guerra e con la politica di collaborazione con le autorità statali i vertici e il gruppo parlamentare dell’ SPD avevano abbandonato tre principi che caratterizzano il programma del partito dalla sua fondazione: l’internazionalismo proletario, l’antimilitarismo (in particolare l’esplicito rifiuto di una guerra tra stati europei, pronunciata nel 1912), e la lotta di classe. Il Gruppo Internazionale vedeva questa svolta come un tradimento dei principi della Socialdemocrazia, proclamati dalla Seconda Internazionale e ribaditi fino a poco prima dell’inizio della guerra nel corso di manifestazioni su scala nazionale in favore della pace,mentre il Gruppo Internazionale, al contrario, continuò a sostenere le posizioni espresse dai partiti socialdemocratici europei prima della guerra, e rigettò il conflitto, che riteneva un massacro imperialistico voluto dalla borghesia e contrario agli interessi del proletariato.
L’ipotesi di uscire dall’SPD venne però immediatamente rigettata dai membri del gruppo, che contavano sulla convinzione che il governo avrebbe ben presto messo fuori legge il partito spingendo la maggioranza SPD ad abbandonare la collaborazione con il potere costituito. Si decise di organizzare la lotta contro la guerra dall’interno del partito, spingendo la maggioranza dell’SPD a rifiutare l’approvazione di successivi crediti di guerra e a ripristinare la solidarietà internazionale con gli altri partiti socialisti europei. Dopo che il gruppo è cresciuto, dandosi un'organizzazione nazionale, iniziò,nel gennaio 1916, la pubblicazione di un proprio giornale dal titolo Spartakusbriefe (lettere di Spartaco). Per questa ragione divenne conosciuto con il nome di “Gruppo Spartaco” (Spartakusgruppe) o più semplicemente Spartakus.
IL RAPPORTO CON L' USPD
Gradualmente alcuni membri del gruppo parlamentare dell’SPD (che inizialmente avevano votato i crediti di guerra piegandosi alla disciplina di partito) si spostarono su posizioni ostili alla guerra senza far parte del Gruppo Internazionale. Il primo a votare contro ulteriori crediti di guerra fu Karl Liebknecht il 2 dicembre. A partire dal 1915 si costituì un’opposizione interna al partito, cresciuta fino a 20 membri nel 1915, in seguito fino a 45. Nel marzo 1917 quest’opposizione venne espulsa dal partito. In conseguenza di ciò venne fondato l’USPD, partito che raccoglieva membri dell’SPD contrari alla guerra.
La Lega Spartachista, che pur era stata contraria alla scissione, confluì in questo partito. Mantenne però il suo status di gruppo sotto forma di un’“unione chiusa di propaganda”, con lo scopo di esercitare influenza all’interno dell’USPD. Anche nell’USPD, infatti, gli internazionalisti convinti erano una minoranza. I “Revisionisti” come Eduard Bernstein e Hugo Haase e i “Centristi”, come Karl Kauntosky (in precedenza autore del programma dell’SPD), condividevano con gli Spartachisti solamente il rifiuto del sostegno alla guerra.La Rivoluzione d'ottobre in Russia, nel corso della quale i Bolscevichi guidati da Lenin e Trotzki sciolsero la Duma e presero il potere, erano guardati complessivamente con favore, ma non mancavano dissensi su alcune questioni specifiche come sul centralismo democratico.A questo proposito Rosa Luxemburg,nell' inverno del 1917,scrisse un' articolo in prigione,pubblicato solamente nel 1922 dal suo compagno, lo spartachista Paul Levi.
IL PROGRAMMA RIVOLUZIONARIO
Il 7 ottobre 1918 la Lega Spartachista reagì al cambiamento di costituzione e alla partecipazione dell’SPD al governo nella riforma del 7 ottobre 1918 con una conferenza nazionale, tenutasi illegalmente a Berlino. In quell’occasione venne stilato un programma per una rivoluzione popolare che avrebbe dovuto abbattere il capitalismo militarista e imperialista. Obbiettivi del programma erano:
- l’immediata fine del conflitto;
- l’annullamento senza risarcimento di tutti i crediti di guerra;
- la conquista dei diritti e delle libertà civili;
- una riforma della giustizia e l’abolizione delle norme classiste in materia di diritto di voto e di procedura giudiziaria;
- l’abolizione e disarmo dei corpi imperiali;
- la collettivizzazione dei mezzi di produzione, l’esproprio del capitale bancario, delle miniere e delle fonderie e delle fabbriche di armamenti;
- come obiettivo finale la creazione di una repubblica socialista.
Particolarmente dettagliati erano i progetti per una democratizzazione dell’esercito, considerata il presupposto fondamentale per una rivoluzione:
- Concessione del diritto di associazione e di assemblea ai soldati, anche quando in servizio;
- Abolizione del diritto di punizione da parte dei superiori, la disciplina averebbe dovuto essere garantita da delegati eletti dalla truppa;
- Abolizione dei tribunali di guerra;
- Allontanamento di superiori sulla base di decisione a maggioranza dei sottoposti;
- Abolizione della pena di morte e del carcere per reati militari e politici.
La lega Spartachista proclamò in un manifesto nazionale questi obiettivi, considerati il banco di prova per verificare i programmi di democratizzaione del MSPD (Mehrheitssozialdemokratische Partei Deutschlands, “partito socialdemocratico tedesco di maggioranza”), la cui partecipazione al governo era vista come un tradimento dei reali interessi dei lavoratori.
LA RIVOLUZIONE DI NOVEMBRE(OTTOBRE-NOVEMBRE 1918)
La Rivoluzione di Novembre ebbe origine dalla rivolta dei marinai a Kiel. Questi si ribellarono spontaneamente contro un proseguimento della guerra considerato insensato da un punto di vista militare, occupando le navi ed eleggendo o nominando consigli degli operai e dei soldati senza essere guidati da partiti di sinistra. Presupposto essenziale per questa solidarietà tra operai e soldati fu un importante sciopero dell’industria degli armamenti nel gennaio del 1918. In quell’occasione avevano fatto la loro comparsa dei “rappresentanti rivoluzionari” apartitici, sebbene vicini all’USDP, che ora portavano la rivoluzione nelle grandi città. In tutta la Germania questi nuovi consigli dei lavoratori si richiamano ad alcuni degli obiettivi della Lega Spartachista, senza che questa avesse potuto esercitarvi un’influenza diretta, o intervenire nella loro organizzazione, essendo stata fino ad allora vietata.
Karl Liebknecht fu rilasciato il 23 ottobre 1918, arrivò a Berlino l’8 novembre, assumendo la direzione della Lega Spartachista. Il 9 novembre 1918 proclamò, dapprima al Tiergarten, successivamente davanti al castello di Berlino una “libera repubblica socialista tedesca”. Poco prima l’esponente dell’MSPD Philipp Scheidemann aveva proclamato dal balcone del Reichstag una “repubblica democratica tedesca”.
L’11 novembre 1918 la Lega Spartachista vene fondata come organizzazione a livello nazionale. Il nome intendeva esprimere un maggior livello di organizzazione e una presa di distanza dall’USPD. Rosa Luxemburg redasse il programma, che conteneva misure immediate per la protezione della rivoluzione:
- Disarmo della polizia e degli appartenenti alle classi dominanti;
- Armamento del proletariato e creazione di una “Guardia Rossa”;
- Presa di possesso dei consigli comunali e regionali da parte di lavoratori e soldati eletti liberamente;
- Collettivizzazione (esproprio) di banche, miniere, fonderie e grandi industrie;
- Presa di contatto con tutti i partiti gemelli stranieri per un’internazionalizzazione della rivoluzione.
Nei mesi successivi la Lega Spartachista tentò di influenzare in questo senso la situazione politica per mezzo del quotidiano ”Die Rote Fahne” (“Bandiera Rossa”). Con le prime sparatorie il 6 dicembre, ma soprattutto col tentativo di sciogliere la Volksmarinedivision (una formazione armata composta da marinai insorti) si rese manifesta l'intenzione da parte di Friedrich Herbert di ostacolare gli obiettivi rivoluzionari. A partire dal 10 dicembre Rosa Luxemburg si dichiarò pubblicamente favorevole alla creazione di repubblica guidata da consigli popolari.
Fondazione del KPD(Partito Comunista Tedesco)
Il 14 dicembre venne pubblicato sul quotidiano spartachista “Die Rote Fahne” un articolo programmatico redatto da Rosa Luxemburg dal titolo “Cosa vuole la Lega Spartachista?” (Was will der Spartakusbund?) nel quale si poteva leggere: "La Lega Spartachista non assumerà mai il governo se non, con il chiaro, univoco consenso delle masse proletarie tedesche, mai in altro modo se non per mezzo della consapevole adesione del proletariato alla visione, agli scopi e ai metodi di lotta della Lega Spartachista"
Dopo gli scontri di dicembre a Berlino la Lega Spartachista convocò un congresso nazionale dal 29 al 31 dicembre a Berlino. Là i suoi membri, insieme con i membri dell'IKD (Internationale Kommunisten Deutschlands, “Comunisti Internazionalisti Tedeschi”) formarono il Partito comunista tedesco (KPD). Questo assunse, praticamente senza modifiche, l’articolo di Rosa Luxemburg del 14 dicembre 1918 come proprio programma. Sosteneva un socialismo senza compromessi e promuoveva il proseguimento e la diffusione della rivoluzione che era iniziata attraverso la presa del potere da parte dei consigli operai nelle fabbriche.
La posizione rispetto al parlamentarismo, rimaneva dibattuta. I membri dirigenti del KPD erano a favore di una partecipazione del KPD alle successive elezioni per l’assemblea nazionale di Weimar ma furono battuti nella votazione interna alla lega per 62 delegati contro 23.
La Costituzione di Weimar garantì la proprietà privata dei mezzi di produzione, l’esistenza dell’esercito e il diritto alla pensione dei membri dell’amministrazione imperiale.
LA RIVOLTA DI GENNAIO E FINE DEL MOVIMENTO SPARTACHISTA
Pochi giorni dopo il KPD dovette affrontare una prova cruciale: il 5 gennaio 1919 i “rappresentanti rivoluzionari” delle industrie di armamenti berlinesi, che erano vicini all’USPD e che già erano stati organizzatori dello sciopero di gennaio, incitarono una sollevazione armata contro il licenziamento del Capo della Polizia di Berlino Emil Eichhorn. Il Kpd si unì alla rivolta e tentò, nel corso di quelle che vengono erroneamente chiamate Rivolte spartachiste, di spingere i consigli di soldati di Berlino ad abbattere il governo di transizione di Friedrich Elbert. Questo tentativo fallì e la ribellione fu soffocata da unità dell’esercito imperiale e dai Freikorps che era un' organizzazione di ex combattenti anticomunisti.
Il 15 gennaio Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht vennero catturati, sottoposti a duri maltrattamenti e uccisi da appartenenti alla Garde-Kavallerie-Schützen-Division, una divisione dell´esercito. Da quel momento finì la storia della Lega Spartachista e iniziò quella del KPD nella Repubblica di Weimar
sabato 21 maggio 2011
IL RAZZISMO DEL DALAI LAMA E IL TIBET FEUDALE
Il Dalai Lama accusa la Cina di "aggressione demografica" per l'immigrazione di cittadini cinesi nel Tibet. Una accusa disvelatrice di una concezione di razzismo etnico che vorrebbe riservare ad una popolazione di 2.228.400 persone un territorio di un milione e duecentomila chilometri quadrati pari a Italia,.Francia e Germania messi insieme. Due abitanti per chilometro quadrato!!
I cinesi sono un popolo di emigranti presenti in tutto il mondo. Non si capisce perchè non dovrebbero stare nel Tibet che è una regione autonoma della Cina e che ha una millenaria comunanza culturale con essa.
L'accusa grottesca di aggressione demografica avviene nel pieno della globalizzazione di tutte le culture e di tutte le popolazioni del pianeta. Insomma il Tibet dovrebbe essere zona proibita a tutti i non autoctoni: Si dovrebbe preservare la purezza della razza e stabilire una volta per tutti che il Tibet può essere abitato soltanto da Tibetani. Le proteste inscenate dai monaci tibetani che hanno provocato la dura reazione cinese sono di natura etnica. I monaci hanno tentato un vero e proprio pogrom contro i cittadini cinesi ed i loro beni riuscendo ad uccidere venti persone ed ad incendiare molti negozi ed abitazioni.
Noto con preoccupazione la pressione politica e mediatica di tutto l'Occidente verso la Cina che dovrebbe umiliarsi ricevendo il Dalai Lama e con ciò riconoscendogli lo status di legittimo rappresentante del popolo tibetano. Dalai Lama è un uomo ambiguo che dice di non volere l'indipendenza ma fa riferimento ad un governo ed un parlamento che la diaspora tibetana ha costituito all'estero.
Il progetto di indipendenza del Tibet viene perseguito dagli Usa ma purtroppo anche dall'Europa che partecipa all'obiettivo della spoliazione della Cina dei suoi diritti sul Tibet. Il movimento indipendentistico tibetano, largamente finanziato dalla Cia e sostenuto dalle maggiori cancellerie occidentali, si inscrive in un a linea di frammentazione della Cina e della Russia che fa leva sulle etnie e sulle religioni. Si fomentano i musulmani del sud della Russia. La esperienza del Kosovo diventato indipendente ed abitato dalla sola etnia albanese e musulmana che ha umiliato la Serbia ha innescato processi disgregativi in tutto il mondo. Anche la religione cattolica serve da ariete per la frammentazione come ab biamo visto a Timor Est con la costituzione di una enclave cattolica nell'indonesia musulmana.
La strategia statunitense non si fa scrupolo di utilizzare le religioni per il perseguimento dei suoi fini di divisione ed indebolimento degli Stati che considera potenziale nemici. In kossovo ha usato i musulmani dell'UCK ed in Tibet o in Birmania usa i monaci tibetani come agenti di destabilizzazione. Molti di questi monaci vengono addestrati in basi militari e strategiche collocate nel Colorado.
Che differenza c'è tra la visione della immigrazione del Dalai Lama e quella dei xenofobi europei? Entrambi temono la contaminazione culturale e religiosa ed il meltingpot. Entrambi vogliono la purezza della razza e l'isolamento culturale.
Ogni giorno di più l'Occidente in grande parte unificato volente o nolente alla politica di aggressione imperialistica e colonialistica degli Usa si avvicina ad una guerra sempre più estesa. La guerra regionale del Medio Oriente diventa una retrovia dello scenario ben più sterminato del conflitto con i grandi paesi dell'Asia.
In Pratica il Dalai Lama vuole che il Tibet ritorni ad essere il "paradiso" che i "barbari" cinesi hanno spazzato via e cioè,un paese fondato su una monarchia assoluta,dove il Dalai Lama è un Dio-Re,su una rigida gerarchia feudale,in cui c' è una casta di monaci che sopprime il popolo,sulla superiorità e sulla purezza della razza tibetana,sulla presenza di una vera e propria schiavitù e di cui il codice penale del tibet feudale comprendeva forme di punizione corporale(ad esempio per i ladri dei tempi si prevede una punizione in cui al ladro vengono pubblicamente mozzate le mani, e il suo corpo mutilato ma ancora vivo verrà avvolto in una pelle di yak bagnata e quando smette di sanguinare, viene gettato in un precipizio) e la pena di morte per i casi più gravi.Questa società era ammirata dai nazisti,tanto che Hitler,
tra il 1938 e il 1939,fu mandato un alto ufficiale delle SS fu mandato per conto del regime hitleriano in questa regione in occasione delle festività del capodanno tibetano. Scopo ufficiale della missione era uno studio di carattere geografico ed etnologico dei tibetani. E i nazisti furono accolti come i benvenuti perchè Nngli anni ‘30 i tibetani cercavano nuovi alleati perché temevano un’aggressione straniera da parte dell’Urss, della Cina o degli inglesi e i tibetani erano molto più interessati anche alle offerte del Giappone,visto come un baluardo "antisovietico e anti-inglese" e come i protettori delle culture dei paesi dell' estremo oriente minacciate da inglesi,francesi e sovietici(in un certo modo hanno avuto le stesse posizioni dei nazionalisti dei paesi del sud-est asiatico,che vedevano di buon occhio l' occupazione del Giappone,al posto si quelle inglese e francese).
In conclusione,anche se la Cina è quello che è,un paese ieri stalinista,oggi un paese fondato sul capitalismo di stato,l' occupazione cinese ha distrutto questa società chiusa del Tibet,perchè nel Tibet sotto il Dalai lama era altissimo l' analfabetismo ,e dopo l' occupazione cinese l' analfabetismo è di fatto diminuito enormemente,i tibetani si possono sposare con cinesi(ormai maggioritari)e altre etnie presenti nella regione(lhadaki, bhutanesi, mongoli, sikkimesi, kazaki ecc.)!!!!!!!
I cinesi sono un popolo di emigranti presenti in tutto il mondo. Non si capisce perchè non dovrebbero stare nel Tibet che è una regione autonoma della Cina e che ha una millenaria comunanza culturale con essa.
L'accusa grottesca di aggressione demografica avviene nel pieno della globalizzazione di tutte le culture e di tutte le popolazioni del pianeta. Insomma il Tibet dovrebbe essere zona proibita a tutti i non autoctoni: Si dovrebbe preservare la purezza della razza e stabilire una volta per tutti che il Tibet può essere abitato soltanto da Tibetani. Le proteste inscenate dai monaci tibetani che hanno provocato la dura reazione cinese sono di natura etnica. I monaci hanno tentato un vero e proprio pogrom contro i cittadini cinesi ed i loro beni riuscendo ad uccidere venti persone ed ad incendiare molti negozi ed abitazioni.
Noto con preoccupazione la pressione politica e mediatica di tutto l'Occidente verso la Cina che dovrebbe umiliarsi ricevendo il Dalai Lama e con ciò riconoscendogli lo status di legittimo rappresentante del popolo tibetano. Dalai Lama è un uomo ambiguo che dice di non volere l'indipendenza ma fa riferimento ad un governo ed un parlamento che la diaspora tibetana ha costituito all'estero.
Il progetto di indipendenza del Tibet viene perseguito dagli Usa ma purtroppo anche dall'Europa che partecipa all'obiettivo della spoliazione della Cina dei suoi diritti sul Tibet. Il movimento indipendentistico tibetano, largamente finanziato dalla Cia e sostenuto dalle maggiori cancellerie occidentali, si inscrive in un a linea di frammentazione della Cina e della Russia che fa leva sulle etnie e sulle religioni. Si fomentano i musulmani del sud della Russia. La esperienza del Kosovo diventato indipendente ed abitato dalla sola etnia albanese e musulmana che ha umiliato la Serbia ha innescato processi disgregativi in tutto il mondo. Anche la religione cattolica serve da ariete per la frammentazione come ab biamo visto a Timor Est con la costituzione di una enclave cattolica nell'indonesia musulmana.
La strategia statunitense non si fa scrupolo di utilizzare le religioni per il perseguimento dei suoi fini di divisione ed indebolimento degli Stati che considera potenziale nemici. In kossovo ha usato i musulmani dell'UCK ed in Tibet o in Birmania usa i monaci tibetani come agenti di destabilizzazione. Molti di questi monaci vengono addestrati in basi militari e strategiche collocate nel Colorado.
Che differenza c'è tra la visione della immigrazione del Dalai Lama e quella dei xenofobi europei? Entrambi temono la contaminazione culturale e religiosa ed il meltingpot. Entrambi vogliono la purezza della razza e l'isolamento culturale.
Ogni giorno di più l'Occidente in grande parte unificato volente o nolente alla politica di aggressione imperialistica e colonialistica degli Usa si avvicina ad una guerra sempre più estesa. La guerra regionale del Medio Oriente diventa una retrovia dello scenario ben più sterminato del conflitto con i grandi paesi dell'Asia.
In Pratica il Dalai Lama vuole che il Tibet ritorni ad essere il "paradiso" che i "barbari" cinesi hanno spazzato via e cioè,un paese fondato su una monarchia assoluta,dove il Dalai Lama è un Dio-Re,su una rigida gerarchia feudale,in cui c' è una casta di monaci che sopprime il popolo,sulla superiorità e sulla purezza della razza tibetana,sulla presenza di una vera e propria schiavitù e di cui il codice penale del tibet feudale comprendeva forme di punizione corporale(ad esempio per i ladri dei tempi si prevede una punizione in cui al ladro vengono pubblicamente mozzate le mani, e il suo corpo mutilato ma ancora vivo verrà avvolto in una pelle di yak bagnata e quando smette di sanguinare, viene gettato in un precipizio) e la pena di morte per i casi più gravi.Questa società era ammirata dai nazisti,tanto che Hitler,
tra il 1938 e il 1939,fu mandato un alto ufficiale delle SS fu mandato per conto del regime hitleriano in questa regione in occasione delle festività del capodanno tibetano. Scopo ufficiale della missione era uno studio di carattere geografico ed etnologico dei tibetani. E i nazisti furono accolti come i benvenuti perchè Nngli anni ‘30 i tibetani cercavano nuovi alleati perché temevano un’aggressione straniera da parte dell’Urss, della Cina o degli inglesi e i tibetani erano molto più interessati anche alle offerte del Giappone,visto come un baluardo "antisovietico e anti-inglese" e come i protettori delle culture dei paesi dell' estremo oriente minacciate da inglesi,francesi e sovietici(in un certo modo hanno avuto le stesse posizioni dei nazionalisti dei paesi del sud-est asiatico,che vedevano di buon occhio l' occupazione del Giappone,al posto si quelle inglese e francese).
In conclusione,anche se la Cina è quello che è,un paese ieri stalinista,oggi un paese fondato sul capitalismo di stato,l' occupazione cinese ha distrutto questa società chiusa del Tibet,perchè nel Tibet sotto il Dalai lama era altissimo l' analfabetismo ,e dopo l' occupazione cinese l' analfabetismo è di fatto diminuito enormemente,i tibetani si possono sposare con cinesi(ormai maggioritari)e altre etnie presenti nella regione(lhadaki, bhutanesi, mongoli, sikkimesi, kazaki ecc.)!!!!!!!
giovedì 12 maggio 2011
LA RIVOLUZIONE DEI GAROFANI DEL 1974
Il Portogallo dei primi anni 70' era retto ancora da una dittatura fascista(chiamato Estado Novo),che durava dal 1926,prima con il Governo Salazar(1932-1968) e poi dal suo successore Marcelo Caetano(1968-1970).Il Portogallo era rimasto neutrale(insieme alla Spagna Franchista) durante la seconda guerra mondiale,cosa che permise la sopravvivenza del regime fascista portoghese e del suo impero coloniale in Africa. Questo regime,appoggiato dal clero e dalla borghesia portoghese,nel primo dopoguerra fu visto male dalle potenze occidentali,in quanto rappresentava l' ultimo residuo insieme alla Spagna del Fascismo in Europa.La situazione cambiò nel 48' quando gli Stati Uniti e la Gran Bretagna decisero di cambiar politica passando a una politica anti comunista e videro in Salazar un' ottimo anticomunista per cui difendere il Portogallo dalla minaccia rossa,tant' è che il Portogallo nel 1949 divenne membro fondatore della NATO.Ma l' alleanza con gli Stati Uniti era più per far sopravvivere il regime fascista,perchè Salazar sapeva che ben difficilmente,il suo regime poteva sopravvivere senza l' alleanza con gli Stati Uniti,perchè in fondo a Salazar non piaceva una società individualista,consumista,rock & roll che minava alle tradizioni conservatrici e clericali portoghesi.
Quindi in Portogallo dopo l'otto di maggio del 1945(resa della Germania) era cambiato poco, su quella fascia occidentale d'Europa, dove la terra finisce e inizia il mare, era caduto l'oblio. La costituzione corporativa rimane inalterata con tutti i suoi corollari: sindacato unico, economia sotto rigido controllo dello stato, rifiuto del multipartitismo. In una parola tutto doveva essere sottomesso ai supremi interessi della nazione.
La libertà sindacale era abolita e unico sindacato ammesso rimane quello di regime. Impossibile quindi per i lavoratori organizzarsi al di fuori dalle organizzazioni dello stato e obiettivo dei sindacati nazionali non era tanto quello di tutelare gli interessi di una parte della società - i lavoratori - perché uno stato corporativo non prevede l'esistenza al suo interno di classi. Il conflitto era considerato dall'Estado Novo, come paradossalmente Salazar continuava a chiamare il suo regime, il peggior nemico. Il senso del sindacato in uno stato corporativo era esattamente quello opposto, ovvero inquadrare i lavoratori all'interno dell'ideologia dello stato o, se vogliamo, di portare lo stato fin dentro le fabbriche.
Per contrastare qualsiasi forma di opposizione due erano le armi: la propaganda e la violenza. La propaganda, posta di fronte a indici di sviluppo economico decisamente scarsi era poco credibile, soprattutto perché mancando il conflitto nel Portogallo di Salazar, prima, e di Marcello Caetano, poi, mancava del tutto una politica redistributiva del reddito. In parole povere, in Portogallo aumentava il Prodotto Interno Lordo, ma non aumentava il reddito delle persone.
Meglio la repressione quindi, e su questo non si può certo dire che Salazar risparmiasse energie. La polizia politica (PIDE), aiutata anche da addestratori della CIA, era riuscita a mettere in piedi una fittissima rete di informatori, cittadini normali, che, pagati dallo stato, raccontavano ai poliziotti ciò che i loro amici, parenti e conoscenti facevano. In sostanza ogni cittadino era controllato, doveva sentirsi controllato anche se non lo era, doveva capire che qualsiasi comportamento anticonformista non era tollerato dallo stato. Il sospetto che amici, colleghi e parenti potessero essere delatori era sufficiente per diffondere l'idea di un controllo onnipresente: guai farsi scappare una frase inopportuna!La PIDE che prima della seconda guerra mondiale aveva come modello la Gestapo tedesca, ne dopoguerra ha preso modello dalla terribile Scotland Yard britannica.
La libertà sindacale era abolita e unico sindacato ammesso rimane quello di regime. Impossibile quindi per i lavoratori organizzarsi al di fuori dalle organizzazioni dello stato e obiettivo dei sindacati nazionali non era tanto quello di tutelare gli interessi di una parte della società - i lavoratori - perché uno stato corporativo non prevede l'esistenza al suo interno di classi. Il conflitto era considerato dall'Estado Novo, come paradossalmente Salazar continuava a chiamare il suo regime, il peggior nemico. Il senso del sindacato in uno stato corporativo era esattamente quello opposto, ovvero inquadrare i lavoratori all'interno dell'ideologia dello stato o, se vogliamo, di portare lo stato fin dentro le fabbriche.
Per contrastare qualsiasi forma di opposizione due erano le armi: la propaganda e la violenza. La propaganda, posta di fronte a indici di sviluppo economico decisamente scarsi era poco credibile, soprattutto perché mancando il conflitto nel Portogallo di Salazar, prima, e di Marcello Caetano, poi, mancava del tutto una politica redistributiva del reddito. In parole povere, in Portogallo aumentava il Prodotto Interno Lordo, ma non aumentava il reddito delle persone.
Meglio la repressione quindi, e su questo non si può certo dire che Salazar risparmiasse energie. La polizia politica (PIDE), aiutata anche da addestratori della CIA, era riuscita a mettere in piedi una fittissima rete di informatori, cittadini normali, che, pagati dallo stato, raccontavano ai poliziotti ciò che i loro amici, parenti e conoscenti facevano. In sostanza ogni cittadino era controllato, doveva sentirsi controllato anche se non lo era, doveva capire che qualsiasi comportamento anticonformista non era tollerato dallo stato. Il sospetto che amici, colleghi e parenti potessero essere delatori era sufficiente per diffondere l'idea di un controllo onnipresente: guai farsi scappare una frase inopportuna!La PIDE che prima della seconda guerra mondiale aveva come modello la Gestapo tedesca, ne dopoguerra ha preso modello dalla terribile Scotland Yard britannica.
Il Portogallo,come Francia e Gran Bretagna,si oppose alla decolonizzazione dei popoli africani e questo provoco' l' insorgere di un lungo e improduttivo conflitto tra le forze coloniali portoghesi e i movimenti di indipendenza,movimenti sostenuti e finanziati sia da Usa che dalla Urss per creare nuove aree di influenza dello scacchiere mondiale.La ripresa economica portoghese(fondata sulla repressione e sui bassi salari degli operai)degli anni 50' si interuppe a metà degli anni sessanta.All' inizio degli anni settanta il Portogallo,retto da Marcelo Caetano dal 1968,era il paese più povero e arretrato dell'Occidente.Ma in questo periodo cominciò a svilupparsi la resistenza fra la popolazione civile, prima con il sessantotto portoghese di cui gli studenti contestavano la struttura classista dell' educazione portoghese,il regime e la guerra coloniale,che vide la morte del manifestante Josè Antonio Ribeiro dos Santos,ucciso da un poliziotto durante un' assemblea e che diventa il simbolo della repressione del regime. Nonostante i tanti fermenti che scuotevano la società, il regime deteneva ancora saldamente il monopolio dell’uso della forza e fino a che poteva disporre di un esercito fedele difficilmente sarebbe stato possibile in Portogallo un cambio della guardia. Già, ma tredici anni di guerra non sono pochi e anche all’ interno dell’esercito i malumori divenivano sempre più espliciti. Certo tra il 1960 e il 1961 Salazar era riuscito abilmente a tirare le fila e a espellere i generali non conformisti, però lì si era all’inizio della battaglia.
In Africa ci volevano molti soldati e soprattutto ci volevano molti ufficiali, più di quanti non ce ne fossero stati fino ad allora. Il governo pensò, non riuscendo ad allargare più di tanto il quadro permanente, di incentivare la ferma degli allievi ufficiali di complemento, cioè di quei militari che svolgevano un servizio temporaneo, non di carriera.Questi figli della borghesia non erano molto amati dagli ufficiali di carriera, più che altro non si riteneva avesse senso che persone appena entrate nell’esercito acquistassero gli stessi statuti di chi nell’esercito ci lavorava da decenni.
Il 18 agosto del 1973 una ventina di capitani del quadro permanente si riunì in Guinea per decidere cosa fare di fronte alla «invasione» degli ufficiali di complemento. Erano tutti degli sconosciuti, o quasi, capitani qualsiasi, persone normali, Salgueiro Maia, Otelo de Carvalho e altri.
Ma da tempo ormai quegli ufficiali non erano più persone normali, perché loro in Africa ci stavano combattendo da anni e sapevano bene cosa fosse quella guerra. Si erano arruolati ed erano partiti verso i campi di battaglia convinti di dovere difendere la propria nazione. Il binomio censura e propaganda impediva loro di sapere cosa succedesse veramente lì nei territori d’oltremare. Non avevano idea di quale fosse il rapporto tra coloni e colonizzati. Il regime faceva loro sapere che quelli erano territori portoghesi, che i portoghesi non erano razzisti e che quella guerra si doveva combattere per difendere l’impero dalle infiltrazioni comuniste.
Ma in Africa censura e propaganda non funzionavano più. Chi viveva lì poteva vedere che il nero era discriminato, che non aveva nessun diritto di decidere sul proprio futuro. Così, a contatto diretto con la guerra, molti ufficiali capirono che quello che il loro paese stava facendo era sbagliato, alcuni di loro addirittura passarono a combattere nelle fila degli indipendentisti.Il 9 settembre del 1973 a Evora le due vertenti, quella più propriamente sindacale di protesta contro il governo, e quella politica contro la guerra, si riunirono in un unico movimento: nasceva il Movimento das forças armadas(MFA). In quel nove di settembre iniziava per l’Estado Novo il suo count down finale. Nel dicembre successivo i capitani optarono per la strategia rivoluzionaria, capirono cioè che dovevano essere loro, in quanto forza armata organizzata, a portare la responsabilità di democratizzare il paese. Nel marzo del 1974 i capitani stilarono un documento programmatico nel quale ribadivano la volontà, una volta abbattuto il regime, di abbandonare la piazza e di tornare nelle caserme, sempre vigili però sul processo di ritorno alla democrazia del paese oppure di creare un governo socialista.
Il giorno stabilito per la rivoluzione sarebbe stato il 25 di aprile… il 24 di aprile era ancora un giorno normale per il regime… ma era anche l’ultimo.
occuparono le radio e gli aeroporti, alle 3,30 fu occupato il quartiere generale militare di Lisbona, alle 4,30 è letto il primo comunicato del Movimento das Forças Armadas al paese: «Le forze armate portoghesi chiedono a tutti gli abitanti della città di Lisbona di rimanere in casa e di mantenere la massima calma». Il più importante ed esplicito comunicato arrivò però alle 7,30: «Le forze armate hanno lanciato nella notte una serie di azioni volte a liberare il paese dal regime che da lungo tempo lo domina […] cosciente di interpretare la volontà della nazione, il Movimento das Forças Armadas continuerà nella sua azione di liberazione e chiede alla popolazione di mantenersi calma e che resti in casa. Viva il Portogallo»
Già dalle prime ore della mattina la Praça do Commercioera stabilmente sotto il controllo dell’MFA, anche se, a preoccupare gli uomini di Maia incombeva minacciosa una nave della marina militare proprio di fronte alla piazza dei ministeri. Sono sicuramente momenti drammatici, perché dal Tago la nave avrebbe potuto tranquillamente sparare sui blindati dei rivoltosi, fortunatamente la nave non sparò e Maia poté continuare a prendere possesso di tutti i punti strategici della città.
Intanto il presidente del consiglio Marcelo Caetano si era asserragliato nella caserma dellaGuarda Nacional Republicana (GNR) che si trovava sulle alture del convento del Carmo. Alle 12,30 iniziava lo scontro finale tra il regime e l’MFA. Le truppe rivoluzionarie, senza quasi incontrare opposizioni, si attestò di fronte alla caserma del Carmo in attesa che Caetano si arrendesse.
Fu uno dei molti momenti difficili quello, perché sul largo del Carmo era nata una imponente manifestazione spontanea. Sparare avrebbe significato mettere a repentaglio la vita di molte persone. Maia entrò nella caserma per parlare con il dittatore. Caetano pose le condizioni per una sua resa: chiese l’intervento di un generale al quale avrebbe consegnato simbolicamente l’eredità del suo potere. Alle 20, 00 fu letto l’ultimo comunicato dell’MFA alla popolazione:
«Il Movimento das Forças Armadas, che completa con successo la più importante delle missioni civiche degli ultimi anni della nostra storia, proclama alla nazione la sua intenzione di portare avanti un programma di salvezza del paese e di restituzione al popola portoghese delle libertà civiche del quale era stato privato»
A conferma dell’obiettivo esplicitamente democratico l’MFA proclamò anche la consegna del potere alla Junta de Salvação Nacional. La Junta, con a capo il generale Spinola, agì su due piani principali. Da un lato vi erano i provvedimenti di urgenza: furono dichiarati decaduti dalle loro cariche il presidente della repubblica Amerigo Tomas, il presidente del consiglio Marcelo Caetano, tutti i ministri e i sottosegretari e tutte le cariche di nomina politica. Dall’altro lato la Junta fu investita di ben più alti compiti, ovvero garantire la stabilità alla rivoluzione e preparare le elezioni per l’assemblea costituente che avrebbero dovuto tenersi simbolicamente il 25 aprile del 1975.
Venivano chiarite in poche ore quelle che erano le finalità del colpo di stato dell’MFA. Tante volte si era parlato della fine dell’Estado Novo e molti erano sospettosi della sincerità dei capitani. Soprattutto stupiva il fatto che fosse proprio l’esercito, uno dei pilastri dell’EstadoNovo, a mobilitarsi per portare libertà e giustizia. Occorre pensare che l’11 settembre del 1973, quando Pinochet destituì Salvador Allende in seguito a un colpo di stato, non era poi così lontano.
ED ECCO LA RIVOLUZIONE DEI GAROFANI DEL 25 APRILE 1974
Il 25 aprile del 1974 fu per il Portogallo il giorno più aspettato e, allo stesso tempo, il più inaspettato. Democrazia, fine della guerra, politiche sociali tutto dipendeva dalla fine dell’Estado Novo. Ma Marcelo Caetano il 24 aprile - alla vigilia della rivoluzione - sembrava detenere stabilmente il suo potere. Che nell’aria ci fosse un clima rivoluzionario questo lo si sapeva, certo, era impossibile fare finta di niente. Alle lotte studentesche, agli scioperi sempre più frequenti degli operai e alle continue riunioni dei capitani si aggiungeva una nuova componente: la crisi economica del 1973.
La crisi petrolifera che colpiva quasi mortalmente le economie occidentali, cambiando definitivamente gli equilibri stabiliti dopo la fine del secondo conflitto mondiale non potevano non colpire anche il Portogallo.
L’operazione «fim de regime», era stata progettata da Otelo de Carvalho in tutti i suoi minimi particolari. Troppi erano stati i fallimenti per rischiare che anche questa volta l’Estado Novopotesse rafforzarsi con gli errori altrui. Dopo l’occupazione di Radio Renascência (da cui fu messa in radio la canzone operaia e antifascista Grandola Vila Morena di Zeca Alfonso,canzone allora fuorilegge dal regime) i militari presero possesso di tutti i network della capitale, era infatti assolutamente indispensabile impadronirsi di tutti i mezzi di comunicazione. Tutta la popolazione doveva essere informata che il 25 aprile era l’ultimo giorno di vita dell’Estado Novo. Soprattutto bisognava impedire che gli uomini fedeli al governo potessero organizzare la controffessiva.
Il secondo obiettivo degli uomini del Movimento das forças armadas fu l’imponente Praça do Commercio. La Praça do Commercio non era un luogo come tutti gli altri. Non era solo quella bellissima e infinita piazza che affaccia sul fiume Tago, Praça do Commercio era da secoli il centro del potere politico portoghese. Sotto quelle arcate che circondavano su tre lati la piazza c’erano le sedi dei più importanti ministeri del paese. Questa la ragione per la quale era assolutamente fondamentale per le colonne comandate dal capitano Salgueiro Maia di prendere possesso di quella piazza. Occorreva essere rapidi perché l’intera operazione dipendeva dal controllo dei ministeri e il battaglione Cavalleria sette, uno dei più fedeli al regime, era già stato allertato. Alle 3 del mattino colonne militari della regione di Lisbona e della regione di Oporto
La crisi petrolifera che colpiva quasi mortalmente le economie occidentali, cambiando definitivamente gli equilibri stabiliti dopo la fine del secondo conflitto mondiale non potevano non colpire anche il Portogallo.
L’operazione «fim de regime», era stata progettata da Otelo de Carvalho in tutti i suoi minimi particolari. Troppi erano stati i fallimenti per rischiare che anche questa volta l’Estado Novopotesse rafforzarsi con gli errori altrui. Dopo l’occupazione di Radio Renascência (da cui fu messa in radio la canzone operaia e antifascista Grandola Vila Morena di Zeca Alfonso,canzone allora fuorilegge dal regime) i militari presero possesso di tutti i network della capitale, era infatti assolutamente indispensabile impadronirsi di tutti i mezzi di comunicazione. Tutta la popolazione doveva essere informata che il 25 aprile era l’ultimo giorno di vita dell’Estado Novo. Soprattutto bisognava impedire che gli uomini fedeli al governo potessero organizzare la controffessiva.
Il secondo obiettivo degli uomini del Movimento das forças armadas fu l’imponente Praça do Commercio. La Praça do Commercio non era un luogo come tutti gli altri. Non era solo quella bellissima e infinita piazza che affaccia sul fiume Tago, Praça do Commercio era da secoli il centro del potere politico portoghese. Sotto quelle arcate che circondavano su tre lati la piazza c’erano le sedi dei più importanti ministeri del paese. Questa la ragione per la quale era assolutamente fondamentale per le colonne comandate dal capitano Salgueiro Maia di prendere possesso di quella piazza. Occorreva essere rapidi perché l’intera operazione dipendeva dal controllo dei ministeri e il battaglione Cavalleria sette, uno dei più fedeli al regime, era già stato allertato. Alle 3 del mattino colonne militari della regione di Lisbona e della regione di Oporto
Già dalle prime ore della mattina la Praça do Commercioera stabilmente sotto il controllo dell’MFA, anche se, a preoccupare gli uomini di Maia incombeva minacciosa una nave della marina militare proprio di fronte alla piazza dei ministeri. Sono sicuramente momenti drammatici, perché dal Tago la nave avrebbe potuto tranquillamente sparare sui blindati dei rivoltosi, fortunatamente la nave non sparò e Maia poté continuare a prendere possesso di tutti i punti strategici della città.
Intanto il presidente del consiglio Marcelo Caetano si era asserragliato nella caserma dellaGuarda Nacional Republicana (GNR) che si trovava sulle alture del convento del Carmo. Alle 12,30 iniziava lo scontro finale tra il regime e l’MFA. Le truppe rivoluzionarie, senza quasi incontrare opposizioni, si attestò di fronte alla caserma del Carmo in attesa che Caetano si arrendesse.
Fu uno dei molti momenti difficili quello, perché sul largo del Carmo era nata una imponente manifestazione spontanea. Sparare avrebbe significato mettere a repentaglio la vita di molte persone. Maia entrò nella caserma per parlare con il dittatore. Caetano pose le condizioni per una sua resa: chiese l’intervento di un generale al quale avrebbe consegnato simbolicamente l’eredità del suo potere. Alle 20, 00 fu letto l’ultimo comunicato dell’MFA alla popolazione:
«Il Movimento das Forças Armadas, che completa con successo la più importante delle missioni civiche degli ultimi anni della nostra storia, proclama alla nazione la sua intenzione di portare avanti un programma di salvezza del paese e di restituzione al popola portoghese delle libertà civiche del quale era stato privato»
A conferma dell’obiettivo esplicitamente democratico l’MFA proclamò anche la consegna del potere alla Junta de Salvação Nacional. La Junta, con a capo il generale Spinola, agì su due piani principali. Da un lato vi erano i provvedimenti di urgenza: furono dichiarati decaduti dalle loro cariche il presidente della repubblica Amerigo Tomas, il presidente del consiglio Marcelo Caetano, tutti i ministri e i sottosegretari e tutte le cariche di nomina politica. Dall’altro lato la Junta fu investita di ben più alti compiti, ovvero garantire la stabilità alla rivoluzione e preparare le elezioni per l’assemblea costituente che avrebbero dovuto tenersi simbolicamente il 25 aprile del 1975.
Venivano chiarite in poche ore quelle che erano le finalità del colpo di stato dell’MFA. Tante volte si era parlato della fine dell’Estado Novo e molti erano sospettosi della sincerità dei capitani. Soprattutto stupiva il fatto che fosse proprio l’esercito, uno dei pilastri dell’EstadoNovo, a mobilitarsi per portare libertà e giustizia. Occorre pensare che l’11 settembre del 1973, quando Pinochet destituì Salvador Allende in seguito a un colpo di stato, non era poi così lontano.
CONSEGUENZE DELLA RIVOLUZIONE
Subito dopo il 25 aprile, con la formazione della Giunta di Salvezza Nazionale, vennero sciolte la polizia politica DGS e le commissioni di censura dei mezzi di comunicazione. Il 26 aprile furono anche liberati i primi prigionieri politici dalle carceri di Peniche e di Caixas. I leader politici in esilio tornarono nel paese nei giorni seguenti. La festa del lavoro venne celebrata per la prima volta legalmente il 1º maggio, con la riunione a Lisbona di circa un milione di persone.
Molte personalità legate al regime dell'Estado Novo, tra cui lo stesso Marcelo Caetano, furono costrette all'esilio.
La Rivoluzione aprì un periodo di grande instabilità e fermento politico, in cui si contendevano il potere i partiti della sinistra progressista e rivoluzionaria e i partiti moderati e liberali, nonché i rispettivi settori dell'MFA, guidati rispettivamente da Francisco da Costa Gomes e da Spínola.
Nel corso del 1974 venne meno il sistema economico e politico corporativo, di pari passo con il progresso in senso democratico del paese.
Il capo del nuovo governo, il generale Spinola era però un vecchio militare di destra che aveva servito il regime negli anni precedenti. In accordo coi dirigenti delle grandi imprese, volle sostituire il dominio diretto per un sistema più semplice dove il potere nelle colonie sarebbe passato ai movimenti finanziati dalla CIA e che avrebbero accettato di mantenere uno stretto legame di dipendenza col Portogallo ed era per questo che aveva accettato di continuare la guerra. Invece, 400 giovani ufficiali che organizzarono il colpo di stato e preso il nome di Movimento delle Forze Armate (MFA), volevano mettere immediatamente fine alla guerra e vedevano un solo modo per farlo: ridare immediatamente il potere ai veri movimenti di liberazione, il MPLA in Angola, il FRELIMO in Mozambico ed il PAIGC in Guinea-Bissau.
Le tensioni in seno al governo accelerarono, e non solo su questo punto. Perché i lavoratori di Lisbona e delle zone industriali del sud del paese non avrebbero aspettato ancora a lungo che il nuovo potere concedesse loro delle libertà. Iniziarono delle azioni nelle imprese per sostituire i direttori e i quadri legati al potere fascista. Questa «purga» si tradusse in pratica nella sostituzione di molti dirigenti con comitati eletti democraticamente.
In giugno, un'ondata massiccia di scioperi partì dai grandi cantieri navali Lisnave e si estese velocemente a tutto il paese. I lavoratori volevano porre fine innanzi tutto ai bassi salari e alle condizioni deplorevoli alle quali avevano dovuto lavorare sotto il fascismo.
Il governo condannò questi scioperi e mandò la polizia a reprimerli. Ma ciò non bastò a fermare la combattività degli operai e dei settori più militanti che cominciavano ad avvicinarsi ai piccoli partiti della sinistra rivoluzionaria
Preoccupato dal carattere socialista che la Rivoluzione andava assumendo, Spínola organizzò il 28 settembre una manifestazione per sostenere l'aumento dei poteri del capo di stato e il mantenimento delle colonie, facendo appello alla "maggioranza silenziosa" affinché fermasse il processo di radicalizzazione politica. Tale abbozzo di nuova deriva autoritaria fallì poiché i sostenitori del presidente non riuscirono a prendere il controllo della capitale a causa del blocco degli accessi alla città organizzato da militanti socialisti e comunisti. Privo di appoggio, Spínola fu costretto a dimettersi e a fuggire all'estero, prima nella Spagna franchista, poi in Brasile. Francisco da Costa Gomes divenne il nuovo presidente, e nominò primo ministro il colonello Vasco Gonçalves, noto per le sue simpatie comuniste.
Angola, Mozambico, Guinea-Bissau e Capo Verde ottennero l'indipendenza in un breve lasso di tempo, in seguito ad accordi tra i movimenti di liberazione nazionale e il governo portoghese. La colonia di Timor dichiarò l'indipendenza, ma venne invasa cinque giorni dopo dall'Indonesia. Macao, invece, restò territorio portoghese, in vista di un futuro accordo con la Cina per il passaggio di sovranità, stipulato nel 1984 e attuato nel 1999.
L'11 marzo 1975, militari spinolisti,finanziati dai capitalisti portoghesi spalleggiati dalle multinazionali,dall' imperialismo Usa e dalla Nato,tentarono un colpo di stato reazionario; il tentativo fu sventato dall'intervento del COPCON (Comando Operacional do Continente), formato da 5000 truppe d'élite e comandato da Otelo de Saraiva Carvalho, istituito nel luglio precedente con lo scopo di difendere il processo di transizione e il programma del Movimento e dai lavoratori che lasciarono le loro imprese e scesero nelle strade,fraternizzarono coi soldati e li convinsero a rivoltarsi con le armi contro gli ufficiali di destraL'insuccesso dei tentativi di colpo di stato screditò tutti quelli che erano implicati con questi. Spinola e gli ufficiali che li avevano eseguiti furono espulsi dall'esercito e fece diventare l'ala rivoluzionaria dell' MFA (legata al COPCON di Otelo Saraiva de Carvalho,quest' ultimo in un intervista al Corriere della sera disse che sognava il soviet
e formata da ufficiali di estrema sinistra che sostenevano forme di potere popolare di tipo marxista)maggioranza del movimento e consentì a Gonçalves di spingere ulteriormente per una transizione verso il socialismo: Venuti a conoscenza delle transazioni bancarie a favore del golpe, i lavoratori delle banche occupano le banche chiedendone la nazionalizzazione senza indennizzo; la giunta del Mfa accetta il dato di fatto e ratifica la nazionalizzazione. Le compagnie d’assicurazione vengono occupate e poi nazionalizzate dopo solo qualche giorno. Le banche e le compagnie d’assicurazione sono proprietarie di oltre il 50% dei mezzi di produzione in Portogallo.
Con le timide nazionalizzazioni parziali, nei mesi precedenti, di alcuni rami della produzione e di parte dei latifondi, ora il 75% dei mezzi di produzione portoghesi sono in mano allo stato. Uno stato il cui controllo da parte della classe capitalista è sempre più precario. Il Mfa e la sua giunta seguono sempre più la pressione dei lavoratori. Nella realtà tra un golpe e l’altro l’unica forza che ha assicurato un debole controllo borghese sullo stato sono stati proprio i (tanto temuti dalla borghesia portoghese) dirigenti dei partiti socialisti e stalinisti: si sono rivelati l’unico mezzo possibile per contenere le masse.Infatti gli stessi dirigenti socialisti e stalinisti sono stati zelanti nel denunciare e frenare i cosìddetti "abusi" dei lavoratori come "avventure estremiste che favorivano la reazione" o addirittura "complotti per favorire la reazione". Erano completamente ciechi di fronte al processo che si sviluppava: da una parte le masse che spingevano a sinistra il Mfa e dall’altra i capitalisti pronti a fare del generale Spinola un nuovo dittatore pur di sventare i pericoli oggettivi che incombevano sulle loro proprietà.Un anno dopo la caduta del regime fascista, il Portogallo era irriconoscibile. Il 25 aprile 1975, compleanno della Rivoluzione dei Garofani, le prime elezioni furono un trionfo per il Partito Socialista (il 38% dei voti) ed il PPD (il 26,5%) mentre il Partito Comunista ottenne il 12,5% e le diverse formazioni a sinistra del PCP si divisero l'8%.Ma questi risultati non riflettono la profondità della radicalizzazione sociale che si sviluppò ovunque. Più di 300 fabbriche erano dirette da consigli eletti dai lavoratori,vennero occupate case e terreni. Sul loro modello, i consigli di quartiere, degli inquilini... fiorivano un po' dovunque. Il MFA si radicalizzò e la sua maggioranza di sinistra sostenne queste iniziative popolari. Alcune manifestazioni riunirono parecchie decine di migliaia di persone contro la disoccupazione, contro la NATO, per il controllo operaio delle fabbriche... La polizia non funzionava quasi più. Il grande padronato aveva perso quasi ogni controllo sui media. Republica, uno dei principali quotidiani di Lisbona, e Renascensa, una radio che apparteneva alla chiesa venivano dirette da consigli di lavoratori vicini alla sinistra rivoluzionaria.Il governo era diviso. Il PS si oppose più duramente al Partito Comunista ed alle iniziative popolari. Il MFA rispose pubblicando una documento-guida dove si pronunciava in favore del raggruppamento delle commissioni dei lavoratori e di quartiere coi delegati delle caserme ed il MFA e la formazione in comune di assemblee popolari. La borghesia ed il PS denunciarono questi come una «manovra totalitaria». Il loro obiettivo era oramai di opporsi ad ogni costo a questo potere popolare in gestazione. Il 10 luglio, il PS ed il PPD lasciarono il governo. La polarizzazione politica è sempre più brava.Durante tutta l'estate, la destra ed il PS passarono all'offensiva. La chiesa lanciò una campagna accanitamente anti-comunista nel nord del paese, rurale cattolico e più conservatore che si tradusse con l'incendio o la chiusura di decine di sezioni del PC e dell'estrema sinistra. Il PS organizzò delle riunioni di massa a Oporto e a Lisbona per denunciare il pericolo di una «dittatura comunista». In seno al governo, il centro di decisione passò nelle mani dei militari vicini al Partito Comunista, ma incontrarono una forte resistenza. Mentre anche in seno al MFA, le correnti vicine alla destra ed al PS si raggruppavano si creò un nuovo movimento «Soldati Uniti Vinceranno» che raggruppava soldati semplici e sottufficiali di sinistra che volevano lavorare nella prospettiva del Potere Popolare.Il 25 agosto, 100.000 persone manifestarono a Lisbona sull'iniziativa dell'estrema sinistra che il PCP fu obbligato a seguire. Questa manifestazione rappresentò il punto culminante della mobilitazione popolare. Ma non permise di superare le divergenze e le debolezze politiche della sinistra.Il PCP, uno degli ultimi partiti apertamente stalinisti in Europa, privilegiò la linea di infiltrazione nel governo e nell'esercito nella speranza di arrivare ad una presa del potere «dall'alto» come avvenne nell'Europa dell'est dopo la seconda guerra mondiale. Se mobilitava i lavoratori, era solo per fare pressione sui suoi partner governativi e non per prepararli a costruire i loro propri organi di potere a partire dalle Commissioni. E, nei momenti decisivi, il PCP preferì concludere dei compromessi coi partiti «moderati» piuttosto che sviluppare l'azione diretta dei lavoratori.Quanto alla sinistra rivoluzionaria, era estremamente divisa.Alcuni maoisti, fedeli alle direttive cinesi, si allearono apertamente con il PS ed alla chiesa contro il PC. Altre organizzazioni, al contrario, cercarono innanzitutto di fare pressione sul PC per spostarlo più a sinistra. Le organizzazioni più serie erano attive nel movimento per sviluppare il Potere Popolare, ma, nei fatti, tesero a fare affidamento negli ufficiali per dirigere la lotta. Nessun partito pose come prospettiva centrale l'unificazione delle molteplici Commissioni di Lavoratori e di Quartiere per sviluppare un vero contropotere dal basso, ciò sarebbe stato il solo mezzo utile a staccare dal PC e dal PS le decine di migliaia di militanti combattivi che si riconoscevano ancora in questi partiti e di conquistarli ad una prospettiva rivoluzionaria di scontro col potere capitalista.Gli Stati Uniti, che avevano una base militare nelle Azzorre, temevano fortemente un governo dei lavoratori in un paese della NATO, e sostennero con ingenti fondi i partiti considerati fedeli alla democrazia borghese.Dopo il 25 agosto, la destra riprese la sua offensiva ed il governo era sempre più isolato, nel mese di settembre, il governo Gonçalves venne fatto dimettere, sostituito dal governo più liberale e moderato dell'ammiraglio Pinheiro de Azevedo.
La tensione politica dell'estate calda sfociò violentemente in seguito alla decisione del Consiglio della Rivoluzione di smantellare la base aerea di Tancos e di sostituire alcuni comandanti militari. Il 25 novembre 1975, paracadutisti del COPCON tentarono un nuovo colpo di stato, occupando quattro basi dell'aviazione (Montreal, Montsanto, Montijo e Tancos); anche la sede della rete televisiva nazionale venne occupata da gruppi di estrema sinistra. La mancanza di una precisa leadership, il mancato appoggio da parte del PCP(che preferiva cercare accordi con il Partito Socialista) e l'immediata risposta militare del Gruppo dei Nove, guidato da António Ramalho Eanes (che diventerà presidente della repubblica nel giugno 1976) portarono al fallimento del colpo di stato. Otelo, accusato di aver appoggiato i golpisti fu allontanato, il COPCON soppresso e l'estrema sinistra di fatto eliminata dall'MFA, portando alla normalizzazione del processo rivoluzionario.
Il 2 aprile 1976 venne approvata la nuova Costituzione che,nonostante stabilisse una democrazia pluripartitica, era comunque ideologicamente carica di riferimenti alla "transizione verso il socialismo", alla creazione di "una società libera, giusta e solidale" e di un'"economia socialista", dando ampio spazio ai diritti dei lavoratori e ai doveri di solidarietà economica e socialeIl 25 aprile 1976, due anni dopo la Rivoluzione, si tennero le prime elezioni per l'Assemblea della Repubblica, vinte dai socialisti, e il potere passò dai militari ai rappresentanti democraticamente eletti.Tuttavia il
Partito socialista e la destra si adoperarono per distruggere a poco a poco tutte le conquiste realizzate dai lavoratori durante i mesi precedenti. La maggior parte delle imprese nazionalizzate vennero riconsegnate ai loro proprietari, le Commissioni dei lavoratori privati di ogni potere, i sindacati indeboliti, i salari abbassati.
Con il passare degli anni, la carica ideologica della Rivoluzione si perse. Nelle riforme costituzionali del 1982 e del 1989 furono eliminati quasi tutti i riferimenti ideologici originari (con alcune eccezioni), furono cancellati i principi socialisti dell'economia (come la riforma agraria, l'irreversibilità delle nazionalizzazioni e l'esistenza della proprietà sociale, costituita dai "mezzi di produzione sfruttati collettivamente e direttamente dai lavoratori"), e venne eliminato il ruolo dell'MFA come garante del mantenimento delle istituzioni democratiche e della sovranità popolare. Ciò consentì l'ingresso del Portogallo nella CEE (poi Unione Europea) Oggi il 25 aprile è festa nazionale portoghese, con manifestazioni in celebrazione delle libertà civili e dei diritti politici ottenuti dopo la Rivoluzione. Alcuni settori minoritari della destra considerano gli sviluppi che la situazione politica ha avuto dopo il colpo di stato come dannosi, particolarmente per quanto riguarda gli ex-coloni costretti ad abbandonare l'Africa e le lunghe guerre civili sorte dopo la fine del colonialismo. D'altra parte settori minoritari dell'estrema sinistra lamentano l'abbandono degli ideali socialisti e comunisti della Rivoluzione.
GIUDIZIO SULLA RIVOLUZIONE DEI GAROFANI
La mancanza di prospettive e di chiarezza politica del Mfa si nota subito dall’immediata consegna del vertice del potere a Spinola.
Senza l’intervento e la pressione delle masse e della classe lavoratrice il processo rivoluzionario portoghese si estinguerebbe in pochi giorni. Le cose sono andate invece diversamente. I lavoratori cominciarono ad esercitare il diritto di sciopero lo spirito rivoluzionario si spargeva a macchia d’olio fra le forze armate, i soldati si presentano in parata con i garofani rossi nelle canne dei fucili e dei mitra, i marinai marciano a fianco dei lavoratori portando striscioni che inneggiano al socialismo.In quel momento nessuna forza di repressione sulla terra può fermare i lavoratori.
Con una guida rivoluzionaria cosciente dei suoi compiti, come lo era stato il partito bolscevico nella Russia del ’17, i lavoratori potevano prendere il potere senza incontrare nessuna seria resistenza: la reazione era impotente. Questo avrebbe avuto un enorme impatto rivoluzionario sul Brasile e sugli altri paesi europei, a cominciare dalla confinante Spagna e dall’Italia, che nello stesso periodo sperimenta una forte radicalizzazione della classe lavoratrice e il più notevole spostamento elettorale a sinistra della sua storia. Ma i dirigenti delle organizzazioni del movimento operaio portoghese (che in quel momento godevano di enorme prestigio) la pensavano diversamente. Subito dopo il suo atterraggio a Lisbona il 26 aprile, di ritorno dal suo comodo esilio in Francia, l’avvocato Mario Soares (segretario del Partito Socialista Portoghese, solo un simbolo più che una realtà organizzata in quel momento) si dichiara a favore "di un programma di salvezza nazionale". Un fronte di unità nazionale, un’alleanza di molte forze. E così vedrete conservatori, cattolici, liberali, socialisti e comunisti lavorare tutti assieme in una nuova amministrazione civile". Soares esprimeva la speranza che "Spinola diventi un De Gaulle portoghese". Il Partito Socialista Portoghese (Psp) il 26 aprile non è altro che un manipolo di avvocati in esilio, senza nessuna esperienza di lotta clandestina al regime fascista, ma di fronte agli eventi che si stanno dispiegando la sola forza della tradizione del suo nome è in grado di captare parte consistente delle energie politiche che si sviluppano tra la massa della popolazione, trasformandosi così in un autentico partito di massa nel giro di pochi mesi. Una crescita simile la avrà il Partito Comunista Portoghese (Pcp), con una lunga tradizione di lotta clandestina, anche se un tempo minoritario. La crescita del Psp e del Pcp conferma la legge storica secondo cui le masse quando si mobilitano, si rivolgono alle loro organizzazioni tradizionali.
Quando milioni di portoghesi politicamente inesperti irruppero sulla scena politica, la maggior parte di loro non sapeva nemmeno distinguere tra i diversi partiti dei lavoratori. Questo rendeva ancor più vitale il ruolo del Pcp. I comunisti dovrebbero spiegare pazientemente il pericolo insito nel lasciare il potere economico nelle mani dei capitalisti e nel lasciare praticamente intatto (epurazone della Pide a parte) l’apparato statale della borghesia. Ma la posizione del segretario del Pcp Alvaro Cunhal era ben diversa: "abbiamo bisogno di un’unione di tutte le forze politiche per rafforzare la democrazia in Portogallo. Uniti schiacceremo i fascisti e creeremo una società libera e democratica".
Paragoniamo la posizione di Cunhal (che si autoproclamava "leninista") con quella di Lenin nel periodo tra la rivoluzione russa di febbraio e quella di ottobre: "la nostra tattica è: nessuna fiducia e nessun appoggio al nuovo governo (che era composto da una coalizione di partiti operai e borghesi uniti da un formale antizarismo - Ndr). Kerensky è particolarmente sospetto. L’armamento del proletariato è la sola garanzia. Elezioni immediate del consiglio di Pietroburgo; nessun rapporto con gli altri partiti".
In Portogallo il Pcp appoggiava completamente una coalizione con i partiti della borghesia. I leader del Pcp e del Psp correvano ad allearsi con Spinola, lasciando il socialismo ad una indefinita prospettiva futura.
Quindi la Rivoluzione dei Garofani si può dire benissimo che è una rivoluzione tradita dall' opportunismo della burocrazia stalinista del Partito Comunista Portoghese.
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